fonte: https://www.calciodonne.it/rubriche/informazione/spazio-tecnici/19273-mister-antonio-genovese-calcio-amore-mio
Già dal titolo potrete capire cosa significa per Antonio il gioco del calcio, appassionato del pallone in quanto gioco e pratica sportiva sul campo, ma anche come veicolo di educazione allo sport, un messaggio rivolto alle nuove generazioni, a quei ragazzi e ragazze che per tanti anni ha allenato sia nel fisico che nella mente e che gli ha riservato tante soddisfazioni e attestazioni di stima ovunque ha prestato la sua collaborazione.
Ho recentemente incontrato Antonio e gli ho rivolto qualche domanda sul suo percorso sportivo e sulle sue aspettative future, sia come allenatore, sia in veste di osservatore sportivo presente sui campi di calcio.
• Ciao Antonio, lo SPORT è stato sempre presente nella tua vita, hai giocato al calcio sino all’età di 14 anni poi la tua vita è cambiata…!
In Italia, come tutti i ragazzi, iniziai a giocare a calcio, il mister mi mise come esterno basso per poi cambiare nel tempo ad ala ed infine punta (anche prolifica direi). Pur essendo sempre stato robusto ero più alto rispetto ai miei coetanei ed ero velocissimo nello scatto tanto che per la stagione 91/92 avevo sul tavolo ben tre proposte di squadre diverse, ad una di queste chiesi io di poter fare un provino e venni preso ma…un incidente stradale, al ritorno dalle vacanze, paralizzo’ gli arti inferiori costringendomi all’uso di una carrozzina per muovermi.
Iniziai con la maglia numero 2 per finire con la 9, ma il numero più usato e che più ho amato era l’11, ma…non con i miei coetanei con cui mi allenavo, divertivo e mi mettevo a disposizione del mister… non mi vedeva… con lui facevo sempre panchina il sabato, per poi giocare titolare, invece, con la categoria superiore. I miei coetanei mi soprannominarono Rocky (era il periodo in cui uscirono molti film di Stallone) in quanto potevano riempirmi di lividi, fare fallo ma mi alzavo subito e tornavo a giocare…il pallone era tutto ed il soprannome Rocky lo porto dentro di me come filosofia…non mollare mai…cadere e rialzarsi sempre…piu’ forte di prima .
Cercai allora di ottimizzare le mie capacità e conoscenze dal giocato al manageriale.
Per un breve periodo seguii la pallavolo e credo di essere stato tra i Dirigenti più’ giovani d’Italia, essendo Consigliere di una squadra maschile, a 15 anni, in serie C1 per passare come refertista l’anno dopo in A2 col Milan Volley femminile ma… Il calcio mi mancava ed allora mi informai con gente del settore addetti ai lavori chiedendo se potevo allenare ma mi dissero di no ed allora iniziai come vice-allenatore a livello amatoriale per poi essere promosso a primo allenatore.
A detta di molti, pur giovanissimo, avevo occhio per scoprire talenti ed a maggio ‘96 iniziai come Osservatore per il Settore Giovanile de: “F.C. Internazionale Milano” selezionando e segnalando giovani talenti e questo sino a giugno 2006. Stessa mansione nella stagione 2011/2012 per il Monza. Mi piaceva, e se posso lo faccio ancora, dare ad altri la possibilità che più’ non ho come calciatore.
Era l’estate del 2010 e mi sembrava impossibile non potessi allenare se non a livello amatoriale ed allora lessi tutti i bandi concorsuali del Settore Tecnico della FIGC sino a che trovai il bando come Allenatore di Base – Uefa B che con l’allora art.5, ora credo sia diverso, prevedeva la possibilita’ per due “soggetti” disabili di partecipare e così’ feci… superando bene tutti gli esami orali e pratici per ottenere il Patentino ed essere iscritto all’Albo Allenatori.
Iniziai allenando nel maschile con Juniores, Terza categoria per passare quasi per caso, felicemente, al femminile grazie ad Erika Croce (ex Lazio, Milan, Firenze per citarne alcune) che conobbi per caso e mi invitò a vedere una sua partita e così feci… andando a San Donato Mil.se a vedere il suo Milan contro l’Alessandria (2-0 per il Milan). Da li iniziai ad andare a vedere gli allenamenti condotti da Mister Nazzarena Grilli e le loro partite casalinghe innamorandomi del calcio femminile.
Feci, come giusto che sia, la gavetta facendo uno stage come ospite, non tesserato, delle Giovanili del Femminile Inter, in particolar modo con le Giovanissime ’96 allenate da Mister Doria, dove ebbi la fortuna di vedere il crescendo continuo di una professionista seria come Iaia (Aurora Galli da poco passata dal Mozzanica all’Agsm Verona) e Giada Pilato (grande portiere, a parer mio, classe ‘97).
Andai poi a Sovico (MB) in serie D, Settore Giovanile della Bocconi e da due stagioni nello Staff Tecnico della Prima squadra, in Serie A, della Res Roma in qualita’ di Collaboratore Tecnico.
• Quanto hai raccontato deve essere un esempio per molti giovani di oggi che molto spesso “mollano la presa” alle prime difficoltà. Cosa puoi dire loro in base alla tua esperienza personale?
“Mollare” e suoi sinonimi non esistono nel mio vocabolario e credo non dovrebbero esistere nella mente di tutti. Mai arrendersi e lottare sempre per ottenere ciò’ che ci spetta ed a tal proposito ho creato una “fanpage” su Facebook per essere voce di chi non ha voce affinché altri “come me” possano coronare il loro Sogno perché’ i sogni sono nostri e nessuno potrà e dovrà mai toglierli.
In base alla mia esperienza personale vorrei dire che la vita va vissuta da attori protagonisti e non da spettatori passivi.
• Secondo te quali caratteristiche devono possedere le giocatrici a livello fisico-atletico e caratteriale?
A livello fisico penso occorra una maggiore crescita della massa muscolare e caratterialmente avere la forza di superare i pregiudizi che, erroneamente, accompagnano il calcio femminile e…. ben più difficile gli ostacoli che spesso esistono da parte dei genitori oltre ad essere forte nonostante i mille problemi che impediscono al movimento calcistico femminile italiano.
• Il gioco del calcio è in continua evoluzione tecnico tattica; le tecniche di preparazione cambiano, così i sistemi di gioco, a tal proposito cosa ne pensi?
Purtroppo penso che non vi sia ancora una preparazione ad hoc e che ciò si evince dai numerosi infortuni muscolari, non traumatici. che attanagliano le squadre ad inizio campionato… forse una maggiore sinergia tra allenatore e preparatori non guasterebbe…
• Calcio maschile–Calcio femminile. Tra le tue esperienze hai conosciuto queste due realtà:mi sai dire in breve alcune differenze?
La prima lampante è che le squadre femminili vengono, ancora, considerate dilettantistiche.
Il calcio femminile è meno fisico ma, per il resto, ha: tecnica, grinta, cuore alla pari del maschile se non superiore. C’è una cosa che mi piace molto rispetto al maschile ma che non vedi in gara ma durante la settimana in allenamento e cioè come svolgere gli esercizi…i maschi se gli dici fai questo esercizio lo fanno e stop mentre, le ragazze spesso ti chiedono perché fare quell’esercizio ed a cosa serve e per noi mister è più gratificante oltre al fatto che le calciatrici ti ascoltano maggiormente, hai maggiormente la loro attenzione.
• Quando vai sui campi a vedere le partite del campionato femminile, cosa noti di positivo…e di negativo?
Purtroppo in primis noto gli spalti dove pochi parenti o gruppo di amici sono in tribuna salvo poche squadre che hanno una propria curva al seguito. Di positivo l’organizzazione societaria e buone strutture che però, a differenza del maschile, non sono di proprietà ma in affitto.
Inerente al discorso appena fatto sui parenti come pubblico spesso i commenti che si sentono, i giudizi sono appunto familiari, di parte e quindi poco obiettivi oltre a sentire ancora nel 2016: “ma le ragazze giocano anche loro 90 minuti?”, “la lunghezza del campo è uguale?” e tanto altro ancora.
• II Calcio femminile Italiano fatica a crescere, dei passi avanti sono stati fatti specialmente verso le Nazionali, ma continuano a persistere le difficoltà per le Società alle prese con i problemi economici, spesso per mancanza di sponsor e mancata visibilità mediatica, tu cosa faresti per arrivare finalmente ad un DECISO cambiamento?
Darei maggior visibilità in televisione e cercherei di coinvolgere maggiormente gli sponsor e la legge che prevede la creazione per le squadre di A e B maschili di avere al loro interno Under10 e U12 femminili, la modificherei inserendo che, almeno per i primi anni, come staff delle squadre femminili vi siano operatori che hanno lavorato nel femminile poichè spesso vediamo mister, staff provenienti dal maschile che mai hanno lavorato nel femminile e non ne conoscono le dinamiche di campo…e di spogliatoio.
• Esistono grandi differenze fra il nostro movimento calcistico femminile e quello europeo e mondiale dove una diversa CULTURA sportiva e sociale NON ha discriminato le ragazze che praticano il calcio. CALCIODONNE ha lanciato una “PETIZIONE” al Presidente Mattarella e alle Istituzioni per “cambiare le cose”, cosa ne pensi di questo problema e di questa iniziativa?
Il problema è serio e deve essere affrontato in modo serio. La petizione è ottima e la sto pubblicizzando molto e sinceramente mi spiace vedere che molte giocatrici non hanno aderito o persone che l’hanno prima fatto poi l’han deriso anche perché non si capisce appieno che ciò è per loro.
• Antonio…Cosa desideri fare “da grande?” Allenare penso sia il tuo primo desiderio, ma anche continuare l’attività di osservatore sportivo come hai fatto negli ultimi due anni alla Res Roma potrebbe essere molto interessante, magari scoprire qualche talento da consigliare a qualche Società…che ne dici?
Cosa fare da grande? Allenare, anche come viceallenatore abbinando ad esso le capacità’ analitiche da Osservatore continuando la crescita professionale facendo prima il corso Uefa-A e poi il Master. Ma…per fare ciò credo dovrò farlo all’estero in quanto purtroppo in Italia, salvo non sia stato un buon ex calciatore di livello, non potrai mai accedere al corso per un punteggio che si forma con la carriera da calciatore…nel mio caso ad esempio non avendo potuto completare il vivaio e poi prima squadra ho solo i punteggi come mister.
Tre stagioni fa ho avuto la possibilità di allenare una squadra francese, ma essendo l’equivalente di una nostra serie C avrei dovuto lavorare ed essere residente lì e pertanto dovetti rinunciare.
Sino a qualche settimana fa ero, nonostante non avessi Uefa – A ma “solo” B, tra i candidati a divenire l’Head Coach della Nazionale Inglese Under15 femminile e ciò’ inorgoglisce… sapere che il tuo nome è accostato ad una Nazionale importante quale quella inglese…. e per questo vorrei, anche all’estero, poter accrescere il mio patentino. (Molti leggendo penseranno: “sarà vero”? Sì, ho tutto documentato…verba volant scripta manent).
° Un sogno calcistico da realizzare?
Il mio Sogno più’ grande è’ contribuire alla crescita del movimento calcistico femminile italiano dall’allenare al contribuire alle squadre maschili che iniziano col femminile alla crescita di quest’ultimo. In Italia solo Fiorentina, Lazio, Vicenza ed Empoli hanno deciso di investire nel femminile e mi auguro facciano lo stesso altre società.
“La Lazio insieme alla Torres ad esempio è la squadra più titolata e vederla nella parte bassa della classifica di serie B fa male. Non sono laziale, sono milanista, però se ho scelto di lasciare il maschile per il femminile lo devo anche ad Elisabetta Cortani storica Presidentessa della Lazio, grazie alla sua grinta, cuore e passione per la sua Lazio e il calcio femminile in generale.
Sarebbe bello vedere una Lazio che domini il campionato, risalga in A e sia strutturata come una grande quale veramente è’.
Un giorno mi piacerebbe anche fare un’esperienza all’estero… magari in Francia…vedremo…”
Grazie Antonio per questa tua testimonianza di VITA e di SPORT, ti auguro di raggiungere il più presto possibile i tuoi obiettivi. Lo SPORT e il calcio femminile hanno bisogno di una PERSONA come te, un tecnico preparato, scrupoloso e attento!
MARIO MERATI